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Il Decreto Salva Banche
Con il Decreto
Salva Banche, il Governo ha
congeniato un discutibile sistema per dare soluzione alla crisi di quattro
banche in amministrazione straordinaria: Banca Marche, Banca Popolare
dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti.
Le perdite
accumulate nel tempo da queste banche sono state assorbite in prima battuta
dagli dalle azioni e dalle "obbligazioni subordinate", i cui titolari
hanno visto, in pratica, azzerare il loro valore.
La soluzione
adottata si articola secondo il seguente schema:
1) Per ciascuna
delle quattro banche la parte "buona" è stata separata da quella
"cattiva" del bilancio.
2) Alla parte
buona (banca buona o "banca-ponte" o bridge bank) sono state
conferite tutte le attività diverse dai prestiti in sofferenza, cioè quelli
di più dubbio realizzo; a fronte di tali attività vi sono i depositi, i conti
correnti e le obbligazioni ordinarie. Il capitale è stato ricostituito a circa
il 9 per cento del totale dellattivo (ponderato per il rischio) dal Fondo di
Risoluzione. Il Fondo di Risoluzione è previsto dalle norme europee e italiane
ed è amministrato dall'Unità di Risoluzione della Banca d'Italia. Esso è
alimentato con contribuzioni di tutte le banche del sistema. La banca buona
viene provvisoriamente gestita, sotto la supervisione dell'Unità di Risoluzione
della Banca dItalia, da amministratori da questa appositamente designati, che
hanno il preciso impegno di vendere la banca buona in tempi brevi al miglior
offerente, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita.
3) Si è inoltre
costituita una "banca cattiva" (bad bank), priva di licenza bancaria
nonostante il nome, in cui sono stati concentrati i prestiti in sofferenza che
residuano una volta fatte assorbire le perdite dalle azioni e dalle
obbligazioni subordinate e, per la parte eccedente, da un apporto del Fondo di
Risoluzione. Questultimo fornisce alla banca cattiva anche la necessaria
dotazione di capitale. Tali prestiti in sofferenza, svalutati a 1,5 miliardi
dalloriginario valore di 8,5 miliardi, saranno venduti a specialisti nel
recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio. E stata
costituita ununica banca cattiva che raccoglie le sofferenze di tutte e
quattro le banche originarie.
4). Lintero
onere del salvataggio è posto innanzitutto a carico delle azioni e delle
obbligazioni subordinate delle quattro banche.
5) Limpegno
finanziario immediato del Fondo di Risoluzione è, complessivamente per le
quattro banche, così suddiviso: circa 1,7 miliardi a copertura delle perdite
delle banche originarie (recuperabili forse in piccola parte); circa 1,8
miliardi per ricapitalizzare le banche buone (recuperabili con la vendita delle
stesse), circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo
necessario a operare. Quindi, In totale, circa 3,6 miliardi.
6) La liquidità
necessaria al Fondo di Risoluzione per iniziare immediatamente a operare è
stata anticipata da tre grandi banche (Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI
Banca), a tassi di mercato e con scadenza massima di 18 mesi.
7) Le quattro
banche originarie divengono dei contenitori residui in cui sono confinate le
perdite e la loro copertura, e vengono subito poste in liquidazione coatta
amministrativa. Le banche buone (banche-ponte) ne assumono la stessa
denominazione con laggettivo Nuova davanti e proseguono nellattività
essendo state ripulite delle sofferenze e ricapitalizzate. La banca cattiva
resterà in vita solo per il tempo necessario a vendere o a realizzare le
sofferenze in essa inserite.
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In collaborazione con Difesa Attiva